Le chiese campestri di Alghero: La Madonna dell’Uva
di Anna Cadeddu
Il suggestivo complesso aziendale della Sella & Mosca sorge proprio al centro della sua tenuta di oltre 600 ettari situata a pochi chilometri a Nord di Alghero, nella zona chiamata “I Piani”. Fin dalla sua origine, come in una sorta di piccolo villaggio, comprese, oltre alle cantine e agli edifici destinati all’attività vivaistica, anche le abitazioni dei fondatori e di circa una ventina di famiglie di lavoratori a tempo pieno. Il borgo includeva perfino la scuola elementare, la cui aula, fino al 1957, ospitò anche le funzioni religiose.

Nel 1955 venne nominato cappellano de “I Piani” Don Francesco Manunta, che vi disse messa per 10 anni, fino a quando, nel 1965, partì missionario in Brasile. Già dal primo anno di incarico non mancò di sollecitare alla proprietà, utilizzando la sua proverbiale insistenza, la costruzione di un edificio degno e destinato unicamente al culto.
Fu così che l’Avvocato Edgardo Mosca, che già aveva curato la costruzione degli altri edifici aziendali, della sua villa sul lungomare e la ristrutturazione dell’ex convento dei cappuccini a San Giovanni, si convinse a progettare la chiesa che volle intitolare alla “Madonna dell’uva”.
Tutto fu predisposto nei minimi dettagli.
Sobrio, dotato di grande senso estetico e particolarmente attento alle caratteristiche del territorio che lo ospitava da quasi sessant’anni, decise di ispirarsi allo stile romanico delle più belle chiese sarde edificate fra l’XI e il XII secolo.
La struttura esterna ricorda, ad esempio, quella delle chiese di San Nicola di Ottana, di San Pietro del Crocefisso di Bulzi, ecc.
Per decorare le volte interne fece invece dipingere, su suo disegno, 77 pannelli in legno che ricordano i simboli presenti nelle facciate delle Basiliche di Saccargia, di San Pietro di Sorres, di Nostra Signora di Tergu, ecc.
Pannelli decorativi

Anche il nome non fu certo scelto a caso. Si basò sulle sue vaste conoscenze di storia dell’arte e prese a spunto le opere di grandi artisti, incluso il Botticelli (Madonna dell’Eucarestia, 1470-72), che a partire dal 15° secolo raffigurarono la Madonna ed il Bambino nell’atto di scambiarsi grappoli d’uva e/o spighe di grano, chiaro riferimento ai simboli eucaristici del vino e del pane.
A tal proposito, la chiesetta custodisce uno stendardo in seta sul quale sono raffigurati la madonna e il bambino con grappolo di uva; si tratta di una copia, realizzata appositamente per l’inaugurazione, del famoso dipinto del 1650 “La vierge aux raisins” di Pierre Mignard, conservato presso il Museo del Louvre di Parigi.
In questo dipinto la simbologia viene ulteriormente sottolineata dallo sguardo del bambino, ancora protetto dal velo della madre, verso il futuro che l’attende, e dalla postura dei suoi piedini, che rimanda alla crocifissione.
Stendardo della chiesa e quadro di Pierre Mignard
Rispetto all’originale, risultano evidenti le differenze dello sfondo: nella copia infatti è facile riconoscere il mare ed il profilo della città di Alghero.
Anche in Sardegna si possono ammirare diverse opere dello stesso tema, come ad esempio la Madonna dell’Uva, Cerchia di Jan Gossaert detto il Mabuse, proveniente dal convento sassarese di San Pietro di Silki e conservato presso la Pinacoteca Mus’A di Sassari.
Nel 1992 Pinuccio Sciola scolpì, presso le tenute, una sua personale interpretazione della Madonna dell’Uva, che si trova collocata all’esterno della chiesetta, circondata dal verde e da altre opere del Maestro.
La chiesa fu inaugurata nell’ottobre 1957. Dai registri di cassa dell’epoca si legge che si spesero 5800 lire per l’addobbo floreale e 7000 per il trasporto delle maestranze da e per Alghero (Corriera SCIA).
Nell’occasione si celebrarono anche le cresime. Oblazioni furono previste per il Vescovo e per i 2 parroci presenti, Don Manunta e Don Piras.
I 22 cresimanti ricevettero in dono 1000 lire ciascuno.
Foto degli anni sessanta nella quale si riconosce anche il sacerdote Don Manunta, che sollecitò la costruzione della chiesetta
Il Dott. Vittorio Sella, nel suo libro “Vite di Vino”, 1999, Carlo Delfino Editore, ricorda il suo prozio durante le fasi di costruzione della chiesetta:
[…Chiusa questa breve parentesi personale voglio ritornare a parlare di mio zio Nino [Edgardo Mosca] il quale, nel ’56, alle soglie del suo ottantesimo compleanno, diede l’avvio alla costruzione della chiesa, sollecitata dal parroco di allora, don Manunta, che veniva ogni domenica a recitare la messa in un’aula della scuola.
A quel tempo abitavano a I Piani una ventina di famiglie, ognuna con numerosa prole; c’era appunto la scuola, uno spaccio di generi alimentari, una rivendita di sali e tabacchi; da tempo si avvertiva l’esigenza di completare il “villaggio” con una struttura aperta al culto.
I maligni commentarono l’iniziativa col dire che l’avvocato intendeva così guadagnarsi le credenziali per il Paradiso. Sta di fatto ch’egli dedicò alla progettazione e alla realizzazione della chiesa le sue ultime energie con lo stesso entusiasmo che profuse nel gestire l’azienda.
Ricordo quando lo seguivo con apprensione mentre si arrampicava sulle impalcature più alte per controllare ogni particolare costruttivo e quando, con alla mano i disegni che lui stesso aveva preparato, dava istruzioni agli artigiani e agli artisti del luogo per l’elaborazione delle decorazioni in stile romanico da lui volute e che dovevano essere collocate a filo della volta. La chiesa fu ultimata nel 1957…]
Anna Cadeddu
Come nacque un’opera d’arte
di Nino Monti

A conclusione della magnifica mostra di Pinuccio Sciola nelle tenute della Sella & Mosca nel 1991, la direzione aziendale che aveva curato l’avvenimento, commissionò al Maestro una statua dedicata alla Madonna dell’Uva da posizionare all’esterno della chiesetta situata nel centro aziendale.
Il Maestro Sciola, contentissimo del successo ottenuto dall’iniziativa accolse con entusiasmo la proposta di Mario Consorte e Nino Monti, dirigenti della società, e si impegnò subito nella realizzazione della statua che lui stesso ebbe a definire “una Madonna contadina” come giusto che fosse dato il contesto agricolo nel quale sarebbe stata collocata.
Foto durante la realizzazione
Prima di esporre l’opera fu chiesto a Don Francesco Manunta, parroco della chiesetta, se ci fossero controindicazioni o adempimenti di tipo religioso da osservare.
Don Francesco che a suo tempo era stato insegnante di religione di Nino Monti rispose con una bella lettera che pubblichiamo di seguito.
Pinuccio Sciola è mancato nel 2016, rimangono in Sella & Mosca altre sue opere, testimonianza efficace di una bella iniziativa che ha saputo coniugare il giusto interesse aziendale con quello più generale di un territorio che non ha mai mancato di apprezzarne l’importante valore culturale.
Nino Monti