di Giovanna Tilocca
Negli anni Cinquanta-Sessanta, superato il trauma del periodo bellico, il mondo occidentale era in rapida evoluzione e ciascuno poteva sperare in un salto di qualità della vita in tutti gli ambiti. In quegli anni Alghero era rinata e godeva di un particolare clima di entusiasmo e di fiducia nei confronti del roseo futuro che le si presentava. La generazione nata negli anni Quaranta era un vero esercito di giovani di belle speranze; molti frequentavano il Liceo Classico Manno, oppure si iscrivevano ad un Istituto Scolastico di Sassari dove si recavano in treno, per acquisire un titolo di studio che avrebbe permesso loro un inserimento più importante nel tessuto economico e sociale rispetto alle famiglie di origine. La nostra bella città isolata nell’Isola ora sembrava una perla rara da scoprire e valorizzare; aveva una gran voglia di vivere esperienze nuove e di aprirsi al mondo che, grazie all’aeroporto di Fertilia, era diventato più piccolo e più vicino. E soprattutto c’era voglia di musica, di canti e di balli. Alghero, anche grazie ad una nutrita componente di immigrati da Napoli e dintorni che dal Settecento in poi aveva stabilito la propria dimora in città, si avvantaggiava di una tradizione di sonorità mediterranee allegre e briose che sottolineavano temi arguti e spiritosi. Per ricordare alcuni brani posso citare Ciù Franziscu, Ohi Michel davaglia legu, Anem anant, Lu caragol, Giuan Antoni Bichiruiu, accanto a serenate di carattere tipicamente partenopeo come Daspeltata. Alghero amava la musica, compresa quella lirica e ogni anno c’era la stagione operistica; aveva le bande musicali che accompagnavano eventi religiosi e civili e si esibivano spesso; i giovani potevano frequentare uno spazio privilegiato, il Cavallino Bianco, una terrazza sul mare dove nelle belle serate si recavano a ballare. Ben presto anche i luoghi più prestigiosi divennero piste da ballo, ad iniziare dalla rotonda della villa Las Tronas ancora abitata dal Conte di Sant’Elia. Fu poi la volta del Cavallino Bianco, ormai dismesso, dove l’amministrazione comunale costruì i locali per un night club, occupati subito da El Fuego; aprirono inoltre i night club della Torre di Sulis e della torre di san Giacomo. In questo clima così spensierato e nello stesso tempo impegnato, negli anni Cinquanta sono nati uno dopo l’altro, diversi gruppi musicali che allietavano le feste durante il Carnevale, il Capodanno e la stagione estiva quando Alghero accoglieva numerosi turisti italiani e stranieri che trascorrevano da noi le loro vacanze affascinati dalle meravigliose spiagge solitarie alle quali si arrivava soltanto con l’uso di carrozze o delle barche da diporto dei Ceravola, una famiglia stabilitasi in città nel 1870 proveniente da Livorno ma in realtà di origine meridionale con ulteriori apporti da Capri e da Napoli negli ultimi decenni dell’Ottocento. Non è un caso dunque se troviamo questo cognome citato di frequente tra i musicisti e i cantanti algheresi.
Non sto qui a rievocare i numerosi complessi nati fin dai primi anni Cinquanta e arrivo al 1963 quando, dopo aver maturato diverse esperienze, quattro musicisti algheresi decidono di fare un salto di qualità. Iniziano dunque a guardare al di là di Alghero, convinti di avere delle professionalità da proporre anche fuori dall’Isola e fondano il gruppo de I Catalani. Per avere maggiori notizie ho voluto sentire Francesco Chessa, Piero Cunedda e Francesco Balzani, e da loro ho saputo che l’idea era nata dalla collaborazione dei due chitarristi Giovannino Niolu e Angelo Ceravola, iniziata nel 1957 quando, appena diciassettenni, avevano iniziato a suonare insieme nei gruppi che si esibivano nelle sale da ballo. Giovannino era un eccellente chitarrista che, come suol dirsi, aveva la musica nel sangue, ed era in perfetta sintonia con Angelo. Entrambi autodidatti avevano approfondito la conoscenza della musica con lo studio del solfeggio e avevano fatto della chitarra una passione che li ha accompagnati tutta la vita anche se per Giovannino il sogno si è spezzato troppo presto, nel 1971, a causa di un incidente automobilistico. Il Complesso avrà dunque il nome I Catalani che, se da un lato rievoca la funesta dominazione catalana, dall’altro è un richiamo ai Beatles. Infatti il nome del complesso ha una curiosa origine che vale la pena di raccontare.
In quegli anni erano in voga i Beatles. Come si sa la parola inglese beatle significa scarafaggio, blatta. Ad Alghero gli scarafaggi erano indicati con il termine lus cataranz, come a Sassari gli scarafaggi erano li cadarani per sottolineare la repulsione che i dominati provavano per i dominatori. In altre parole I Catalani prendevano il significato di scarafaggi, e non solo di abitanti della Catalogna.
Ora però lasciamo la storia agli storici e parliamo di cose più piacevoli.
Al nuovo complesso formatosi nel corso del 1963, si aprivano occasioni veramente speciali che li avrebbero portati ad esibirsi oltremare, nella riviera adriatica, in Catalogna e a Parigi in occasione dei Giochi Floreali che lus gialmanz cataranz organizzavano ogni anno in una differente città. A Parigi i quattro musicisti erano accompagnati dai fratelli Nonis, convinti catalanisti.

Come si può vedere dalla foto, l’abbigliamento è particolarmente curato e comprende camicia bianca con papillon nero, e pantaloni neri. Le varie giacche sono sempre confezionate con un tessuto lamé.
Arriviamo al 2 giugno 1964 quando nel teatro Selva di Alghero I Catalani partecipano alle finali regionali organizzate dall’Enal di Sassari in collaborazione con l’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Alghero, ottenendo il primo posto fra i complessi strumentali isolani. Hanno così la possibilità di rappresentare la Sardegna a Messina alle finali nazionali del concorso che si tengono nell’ambito del Ferragosto Messiniano. Il risultato è stato ottimo in quanto il gruppo si è piazzato al secondo posto. È subito arrivata la proposta di incidere dei brani musicali per la casa discografica Italmusica di Milano. Alla fine del 1964 I Catalani si recano a Milano e incidono due dischi microsolco 45 giri con quattro canzoni, tutte in algherese: l’Ave Maria, Ses coma un’astreglia, Daspeltata e Lu Sulitari.
L’Ave Maria con testo in algherese, musicata da Isabella Montanari, insegnante di pianoforte a Sassari;
Ses coma un‘astreglia, con parole di Franco Ceravola Rosella e musica di Angelo Ceravola;
Daspeltata, canto tradizionale, conosciuto anche come Serenara a Tareseta con parole di Ramon Cravagliet (Antoni Ciuffo) e musica di Joan Pais;
Lu sulitari, scritta e musicata da Pasqual Gallo che è anche la voce solista del pezzo.
I dischi sono stati venduti in poco tempo e per quanto ci fosse sempre una grande richiesta, non sono stati più stampati.
Il gruppo, che funzionava molto bene a livello strumentale, talvolta si avvaleva delle voci soliste delle cantanti algheresi Marianina Sanna e Gina Marrosu. Nell’ottobre 1965 Piero Cunedda ha dovuto lasciare il complesso in quanto impegnato nella leva militare e la batteria è stata affidata a Francesco Balzani. Nel 1968 anche Francesco Balzani è partito per fare il servizio militare ed è stato sostituito da Tore Mura (Tintinnaia) o da Ignazio Ciampelli fino al suo ritorno.

Il Complesso aveva numerosi impegni sempre curati per la parte contrattuale da Francesco Chessa. Quando il quartetto si spostava per raggiungere località al di fuori dall’Isola, prendeva l’aereo nel fine settimana ma il lunedì si tornava alla base perché sia Francesco che Giovannino dovevano proseguire la loro attività lavorativa. I musicisti erano spesati di tutto e avevano buoni ingaggi di gran lunga superiori a quelli che ottenevano ad Alghero.

Dal mese di aprile e fino a luglio il complesso era richiesto dal night El Fuego, gestito da Nereo Truffo che non badava a spese per avere nei mesi di luglio e agosto artisti conosciuti a livello nazionale ed internazionale come Abbe Lane e suo marito Xavier Cugat. El Fuego era anche l’unico night della Sardegna autorizzato a far esibire spogliarelliste in sala. In quegli anni Alghero ha meritato indiscutibilmente il titolo di Porta d’oro del turismo sardo. I frequentatori dei locali notturni erano agiati commercianti, noti professionisti, dirigenti civili e militari, tutti di una certa età perché i prezzi dei night non erano alla portata dei giovani che dovevano accontentarsi di sale da ballo più modeste.
Oltre che da El Fuego I Catalani venivano ingaggiati dalla Bardana di Gianvittorio Vacca, dalla Torre di Sulis, dall’Whisky a go go, dal Lido Iride di Platamona, dall’Hotel Margherita, dall’Eleonora (albergo dei Fonnesu, al Trò), da El Faro e da altri alberghi nel corso di tutto l’anno, senza differenze stagionali in quanto i locali notturni erano sempre aperti, tranne pochissimi giorni all’anno legati a ricorrenze religiose particolari come ad esempio la Settimana Santa.
I Catalani erano dunque lanciati a proseguire nella loro brillante carriera e col tempo il loro affiatamento e la loro professionalità aveva raggiunto eccellenti livelli. Il vasto programma proposto comprendeva i successi dei Beatles, i ritmi sudamericani, e non mancavano le più recenti canzoni del panorama canoro internazionale.
Come si nota dalle foto i quattro musicisti erano sempre abbigliati con cura e dobbiamo darne il merito al sarto Francesco Chessa, che non solo suonava il contrabbasso nel complesso, ma si occupava anche delle impeccabili giacche tutte in tessuto lamè di vari colori che, da provetto stilista, egli realizzava fornendo ciascun componente di una ricca varietà di capi di abbigliamento da indossare adattandoli ad ogni occasione.

Francesco Balzani e Francesco Chessa
Nell’estate del 1966 I Catalani decisero di trasferirsi in Emilia Romagna alla ricerca dell’occasione che li avrebbe portati ad emergere anche a livello nazionale e vi rimasero per 40 giorni. Giovannino che aveva il negozio di barbiere in quel periodo lo affidò ad un amico, mentre Francesco Chessa non partecipò dato che non poteva lasciare la sua attività per un così lungo periodo di tempo e fu sostituito da Franco Niccu con la sua chitarra basso.
Durante tutto quel periodo il gruppo occupava il piano terra di una villetta a Formignana in provincia di Ferrara e aveva un cuoco d’eccezione dato che Angelino veniva da una lunga tradizione gastronomica familiare. In quei quaranta giorni il gruppo si esibì nei locali notturni e nelle feste di piazza del Veneto, della Riviera romagnola, delle Marche fino a Pesaro e non ebbe un giorno di pausa. I Catalani furono anche chiamati per accompagnare il cantante francese Gilbert Becaud a Contarina in Veneto nel locale Milleluci. La loro professionalità, il loro repertorio molto vasto e meticolosamente curato, stavano dando dei risultati al di là di ogni previsione e certamente se il loro soggiorno si fosse prolungato la loro posizione si sarebbe consolidata tra i complessi italiani. Ma evidentemente non era stato programmato un allontanamento così lungo da Alghero e infine sono dovuti rientrare in città dopo poco più di un mese di permanenza.
Ora in prospettiva si prevedevano quattro giovani musicisti lanciati alla conquista di ulteriori successi mentre Alghero finalmente acquisiva nuova visibilità e si misurava con altre realtà sarde e italiane per ottenere il posto che le spettava nel panorama artistico del momento. I virtuosismi di Giovannino con la chitarra erano molto apprezzati da intenditori e non, e il futuro della Band si presentava ricco di successivi sviluppi. Ma in quell’indecifrabile futuro il destino preparava un evento che in un solo impercettibile attimo ha fatto svanire il sogno. Accadono tanti incidenti, ogni giorno, eppure quasi tutti si risolvono senza conseguenze perché c’è sempre qualcosa che pone un rimedio agli errori. Difficilmente tutto va storto, c’è sempre un quid che evita il peggio. Rare volte le situazioni si svolgono in modo tale che le circostanze si accaniscono e portano tutte verso un tragico epilogo. E in quella domenica del novembre 1971 è accaduto proprio questo. Un banale errore nella manovra, e un albero proprio lì, pronto a fermare la corsa dell’auto ormai ingovernabile di Giovannino Niolu che non ha potuto in alcun modo evitare l’urto terribile che ha messo fine alla sua giovane vita nella pineta di Alghero. Non ci sono parole per esprimere ciò che si prova in occasione di tali tragedie e allora non c’è alternativa al silenzio.

Come si può capire dalla locandina, I Catalani avevano ottenuto lusinghieri successi anche in Catalogna dove avevano eseguito il loro repertorio di canzoni algheresi.
A noi che abbiamo attraversato gli anni ora resta soltanto il compito di raccontare gli accadimenti perché, come si usa dire, la vita continua.
Purtroppo la morte di Giovannino a soli 31 anni è stato un grave colpo per I Catalani che avevano perso l’elemento trainante sia musicalmente che emotivamente perché Giovannino era una persona positiva, pronta agli entusiasmi e desiderosa di dare sempre il meglio di sé con la sua amata chitarra.
Preso atto che non era più possibile mantenere il complesso, Angelo, Francesco Chessa e Francesco Balzani hanno chiuso quel capitolo della loro vita anche se in realtà non hanno mai interrotto la loro attività di musicisti.
Angelo Ceravola (Alghero 26.1.1940 – 24.12.2009) nel 1973 ha formato un quartetto con suo cugino Franco Ceravola Rosella che faceva il cantante, con il chitarrista Carmelo Vilardi e con il batterista Pupo Mundula. Il nuovo gruppo ha mantenuto il nome I Catalani. In seguito Pupo Mundula ha abbandonato il complesso che è diventato un trio. Angelo non ha mai lasciato la sua chitarra, fino alla conclusione dei suoi giorni. Era un bravo ed apprezzato disegnatore tecnico, e ha collaborato con diversi ingegneri, architetti e geometri. È venuto a mancare il 24 dicembre 2009 un mese prima di compiere 70 anni.
Francesco Chessa (Alghero 12.10.1934) continua ora alla sua bella età di 90 anni a scrivere musiche per testi quasi tutti in algherese e ha veramente un lungo e ricco curriculum di compositore alle sue spalle. Fino ad alcuni anni fa aveva ancora il negozio di abbigliamento essendo lui stesso un rinomato sarto da uomo.
Piero Cunedda nel 1965 a causa degli obblighi di leva ha dovuto lasciare il complesso ed è stato sostituito da Francesco Balzani; si è anche ritirato dalla squadra di basket Dinamo Sassari dove giocava in serie C. Al suo ritorno ha ripreso l’attività di batterista con varie formazioni che si esibivano soprattutto negli hotel e infine la musica è diventata un passatempo per le serate con gli amici. Gestiva una agenzia di viaggi.
Francesco Balzani (Alghero 25.10.1948) nel 1973 ha formato il complesso gli Isolani e si è esibito in gruppo oppure da solo ad Alghero e in varie località sarde, italiane ed estere fino al 2007. Ha proseguito nella sua attività di musicista compositore che continua ancora oggi nella sua sala di registrazione. Fino a pochi anni fa ha avuto un avviato negozio di mobili.
Tutte le fiabe, quando finiscono, lasciano un bel ricordo che non si spegne neppure quando viene scritta la parola “fine”, e talvolta continuano nel tempo fino a diventare leggende. Oggi possiamo dire che negli anni Sessanta ad Alghero ci sono stati I Catalani, in un momento speciale che la memoria conserva tra le immagini più preziose e felici di un’epoca lontana e favolosa dello scorso Millennio. Per noi sono già una leggenda.
Franco Ceravola Rosella (1940-2023) era molto amico di Giovannino Niolu (1940-1971) e la sua morte prematura lo ha scosso profondamente. A lui ha dedicato una poesia in algherese musicata da suo cugino Angelo Ceravola.
MEMORIA ’71 Parauras de Franco Ceravola Musica de Angial Ceravola Coma una gota calgura nel pou de la durò ses passat. Lo cor ascolta ne la tristura de las cosas la veu paldura. Nel camì del tenz molt lu pansament selca un so’ dolz de ghiterra sa cunfundi ama ‘l racolt i somis, tanta somis calguz nel camì del tenz molt! Aschelzus de amisisia i gioz de giuvantut alegra. Ma més de tot musica chi goc (i) ne la musica. Las manz coma dos pinzels pintan las notas i una ghiterra gran coma un sol canta, riu, prora. La talda ‘l pansament pres de la por no vol creura, ma achel so’ de ghiterra sa fa agliunt lu cor, chi astrigniment chi gliastima lu che es ver es viu i prasent i la durò sa mou ne l’ampussibra! Pe’ poc resta lu racolt ne la talda de un mamentu paldut! |
RICORDO ’71 Parole di Franco Ceravola Musica di Angelo Ceravola Come una goccia caduta nel pozzo del dolore sei passato. Il cuore ascolta nella tristezza delle cose la voce perduta. Nel cammino del tempo morto il pensiero cerca un dolce suono di chitarra si confonde con il ricordo e sogni, tanti sogni caduti nel cammino del tempo morto! Scherzi di amicizia e giochi di allegra gioventù. Ma più di tutto musica che gioia nella musica. Le mani come due pennelli dipingono le note e una chitarra grande come un sole canta, ride, piange. La sera il pensiero preso dalla paura non vuol credere, ma quel suono di chitarra si fa lontano il cuore, che struggimento che pietà ciò che è vero è vivo e presente e il dolore si muove nell’impossibile! Per poco resta il ricordo nella sera di un momento perduto! |
Poesia premiata ai Giochi Floreali di Alghero nel 1973 con la Coppa Joan Pais.
Dagli appunti dell’autore:
Un allegro suono di chitarra si spegne: vien soffocato per sempre dal rombo di una macchina, “cometa metallica” che dopo una folle corsa si schianta. È la morte istantanea, la morte violenta, la morte incredibile; ma le immagini riescono a soffocare la morte.
Esse sono vive, presenti, multiformi.
E se la fine ci si presenta con tutta la sua realtà incombente, in un ultimo impeto si solleva la volontà dell’uomo che con la concretezza della sua vita che continua negli altri sconfigge ogni giorno la morte.
N. B. – Le parole algheresi sono scritte secondo la pronuncia per renderle leggibili a tutti.
Testi e siti consultati:
Maurizio Maiotti e Graziano dal Maso, 1964-1969, I complessi musicali italiani - La loro storia attraverso le immagini, Vol. III (Lettera C), pp. 1425, 1426, 1427
G. Tilocca, Famiglie algheresi dal 1700. La famiglia Ceravola, Edicions de l'Alguer, 2020
Cfr. Storiedialghero.it I favolosi anni Sessanta: il mitico Night El Fuego, di Nino Monti e Carmelo Murgia
Cfr. https://www.blogger.com/blog/post/edit/1269807318449905089/4027146797329018323 Musica anni 50/80 ad Alghero, di Giovanna Tilocca
https://blog.libero.it/nonbasta/ di Franco Ceravola Rosella
https://www.blogger.com/blog/post/edit/1269807318449905089/6327576938574625627 Alghero: la sua musica, di Franco Ceravola Rosella