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Concorso Fotografico “I volti del mare” 2024

“Memorial Roberto Serra”

Classifica Finale
Prima classificata: Valentina Bollea con l’opera “Artista del mare”.
Descrizione dell’opera: Quest’ uomo, un tempo pescatore, oggi per vivere ha iniziato a costruire delle bellissime riproduzioni in legno di barche.
Secondo classificato: Stefano Zaccheddu con l’opera: “Mare mosso”.
Descrizione dell’opera: Karola in una giornata di fine estate, in mezzo a un mare impetuoso….
Terza classificata: Giulia Cherosu con l’opera: “Lacrime di sirena”.
Descrizione dell’opera: Chi ha il mare come casa, piange lacrime salate, quando è costretto a volare via. È la storia di chi ha sempre respirato aria salmastra, ma è costretto a seguire altri venti. Di chi ha il cuore forte, di un’isola che si spopola, di un esodo che passa dal mare, dal cielo e arriva in una terra straniera. Di quelli che il mare lo salutano con un abbraccio, ma non gli dicono mai addio.
Menzioni speciali
Opera di Giuseppe Esposito dal titolo: “Engraved”.
Descrizione dell’opera: Siamo sognatori: viviamo in piccolo, ma pensiamo in grande. Spinti dalla nostalgia e dal coraggio, seppur lontani, costruiamo il nostro percorso oltre ogni distanza. Cullati dal maestrale, amiamo il nostro mare e ne bramiamo l’orizzonte.
Opera di Massimo Meloni dal titolo: “Intrappolata nel mare”.
Descrizione dell’opera: In un’atmosfera cupa e riflessiva, una giovane donna indossa una maschera subacquea, visibilmente intrappolata in una rete da pesca, simbolo dell’impatto umano sull’oceano. Lo sguardo diretto e penetrante comunica determinazione e vulnerabilità allo stesso tempo. L’immagine esprime una potente critica visiva sull’inquinamento marino e la lotta delle creature del mare contro le reti e i detriti. Il contrasto tra il suo volto espressivo e la freddezza della scena evoca un senso di impotenza e connessione con l’ambiente sottomarino, in un monito a proteggere il mare e la vita che contiene.
Opera di Laura Masala dal titolo: “Lupo di mare”.
Descrizione dell’opera: Un vecchio lupo di mare dal volto segnato dal tempo e dalle intemperie. La pelle è abbronzata e rugosa, con profonde linee che raccontano anni trascorsi sulle onde.
Opera di Francesca Pisoni dal titolo: “La Llorona del mare”.
La Llorona è una leggenda sud americana e racconta la tragica storia di una donna che uccide il figlioletto in un fiume, in preda alla disperazione per quello che ha fatto si uccide gettandosi in acqua. Con questa foto ho voluto rappresentare il dolore viscerale e la disperazione di questa donna immersa nelle acque del mare.
La Giuria del Concorso:
Da sinistra Gigi Olivari, Andrea Masala, Maria Grazia Meloni, Gustau Navarro Barba, Presidente Giampaolo Catogno.

Finalisti al concorso I Volti del Mare 2024

Lacrime di sirena
Io il mare e il cielo
Cavallerizze e cavalieri
Lupo di mare
Artisti del mare
Sguardo sul mare
Specchio d'acqua
Ultimi raggi di sole
La Pesca in famiglia
Disfrutar del mar
L'amico dei gabbiani
La vida ens respirava a contrallum
Libertà
Engraved
La rinascita
Un quadro marino
Ragazza in spiaggia in una sera d'autunno
Segni di vita
Il mare ci fa belli
Il momento perfetto di Alice
Vento di maestrale
La vita
Spensieratezza
La Llorona del mare
La pesca del giorno, gesti quotidiani
Concorrenza
Nelle reti non solo pesce!
Intrappolata nel mare
La flama
Planare sul mare
Astro scompare sotto orizzonte
chi si diverte di piu
Mare mosso…
La speranza
bella

“I Volti del Mare 2024” Memorial Roberto Serra

Si è conclusa con una partecipata cerimonia di premiazione, tenutasi presso la sala de Lo Quarter ad Alghero, l’edizione 2024 del concorso fotografico “I Volti del Mare” Memorial Roberto Serra, organizzato dall’associazione culturale Storie di Alghero e dalla Lega Navale sezione di Alghero con il contributo della Famiglia Serra-Mura.

La competizione ha celebrato la straordinaria capacità del mare di ispirare emozioni, racconti e visioni, con una straordinaria partecipazione di artisti e fotografi provenienti da diverse regioni d’Italia.

Il primo premio è stato assegnato a Valentina Bollea, che con la sua opera “L’artista del mare” ha saputo cogliere la poetica bellezza nello sguardo di un uomo di mare. Al secondo posto si è classificato Stefano Zaccheddu, autore di “Mare mosso”, uno scatto che fonde bellezza e l’imprevedibile forza delle onde. Il terzo gradino del podio è stato conquistato da Giulia Cherosu con la suggestiva fotografia “Lacrime di sirena”, una visione delicata e incantevole che evoca il legame tra il mare e il mito.

La giuria ha inoltre conferito quattro menzioni speciali a:

  • Giuseppe Esposito,
  • Massimo Meloni,
  • Laura Masala,
  • Francesca Pisoni.
    Le loro opere si sono distinte per l’originalità e la profondità del messaggio trasmesso.

L’evento ha visto la partecipazione di un pubblico numeroso e attento. Hanno presenziato il presidente dell’associazione Storie di Alghero, Carmelo Murgia, il presidente della Lega Navale sezione di Alghero, Giuseppe Serra, e la giuria del concorso formata da:
Gigi Olivari, Andrea Masala, Maria Grazia Meloni, Gustau Navarro Barba e il Presidente della giuria Giampaolo Catogno. La serata è stata brillantemente condotta da Marco Solinas, che ha saputo sottolineare il valore culturale ed emotivo di ogni opera premiata.

La realizzazione del concorso e della cerimonia è stata resa possibile grazie alla collaborazione con “VEDO – Potere alle immagini” la Fondazione Alghero, Cinzia Sanna, Giuseppe Irranca, Claudio Gabriel Sanna, che hanno dato un contributo significativo per la valorizzazione artistica e organizzativa dell’iniziativa.

Il concorso si è confermato un momento importante per la città di Alghero, non solo per la qualità delle opere presentate, ma anche per il suo significato: rendere omaggio al mare, fonte inesauribile di ispirazione, e onorare la memoria di Roberto Serra, socio della lega navale e appassionato di fotografia.

L’appuntamento è rinnovato per il prossimo anno, con la promessa di nuove emozioni e storie da raccontare attraverso l’obiettivo fotografico.


 

 

 

E-mail: info@storiedialghero.it
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L’isolotto della Maddalenetta

           di Giuliana Ceravola e Giovanna Tilocca

La Maddalenetta è poco più che uno scoglio affiorante nella rada di Alghero a poca distanza dalla spiaggia di Maria Pia. Eppure la sua vita è stata piuttosto movimentata, a partire da quando vi è stata costruita una chiesetta intitolata a Maria Maddalena, sede di canonicato fin dal 1526[1]. È certo che la chiesa era ancora in funzione nel Settecento. Continua la lettura di L’isolotto della Maddalenetta

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MEDIOEVO – SCHIAVITÙ IN SARDEGNA E AD ALGHERO

di Giovanna Tilocca

La nostra idea di schiavitù si è formata attraverso descrizioni e iconografie molto coinvolgenti che ci mostrano catene, fruste, uomini ammassati nelle stive delle navi, trattati molto peggio delle bestie.
In realtà ci sono molte forme di schiavitù e credo che nessun popolo possa vantarsi di non aver mai praticato tale sfruttamento del lavoro umano. Continua la lettura di MEDIOEVO – SCHIAVITÙ IN SARDEGNA E AD ALGHERO

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Gavino Lorettu grande invalido di guerra

di Carmelo Murgia

All’eta di 87 anni Gavino Lorettu viene intervistato dalla figlia Lucia sui fatti più importanti della sua vita. Il dialogo tra padre e figlia risulta interessante anche perché le domande sono rivolte in algherese, ma le risposte sono date in lingua sarda.

La registrazione (in audiocassetta) inizia con la musica de su “Ballu e su dillaru” suonata con il piffero a 87 anni da Gavino Lorettu. Continua la lettura di Gavino Lorettu grande invalido di guerra

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Anni sessanta – Musica ad Alghero e il gruppo “I CATALANI”

di Giovanna Tilocca

Negli anni Cinquanta-Sessanta, superato il trauma del periodo bellico, il mondo occidentale era in rapida evoluzione e ciascuno poteva sperare in un salto di qualità della vita in tutti gli ambiti. In quegli anni Alghero era rinata e godeva di un particolare clima di entusiasmo e di fiducia nei confronti del roseo futuro che le si presentava. La generazione nata negli anni Quaranta era un vero esercito di giovani di belle speranze; molti frequentavano il Liceo Classico Manno, oppure si iscrivevano ad un Istituto Scolastico di Sassari dove si recavano in treno, per acquisire un titolo di studio che avrebbe permesso loro un inserimento più importante nel tessuto economico e sociale rispetto alle famiglie di origine. La nostra bella città isolata nell’Isola ora sembrava una perla rara da scoprire e valorizzare; aveva una gran voglia di vivere esperienze nuove e di aprirsi al mondo che, grazie all’aeroporto di Fertilia, era diventato più piccolo e più vicino. E soprattutto c’era voglia di musica, di canti e di balli. Alghero, anche grazie ad una nutrita componente di immigrati da Napoli e dintorni che dal Settecento in poi aveva stabilito la propria dimora in città, si avvantaggiava di una tradizione di sonorità mediterranee allegre e briose che sottolineavano temi arguti e spiritosi. Per ricordare alcuni brani posso citare Ciù Franziscu, Ohi Michel davaglia legu, Anem anant, Lu caragol, Giuan Antoni Bichiruiu, accanto a serenate di carattere tipicamente partenopeo come Daspeltata. Alghero amava la musica, compresa quella lirica e ogni anno c’era la stagione operistica; aveva le bande musicali che accompagnavano eventi religiosi e civili e si esibivano spesso; i giovani potevano frequentare uno spazio privilegiato, il Cavallino Bianco, una terrazza sul mare dove nelle belle serate si recavano a ballare. Ben presto anche i luoghi più prestigiosi divennero piste da ballo, ad iniziare dalla rotonda della villa Las Tronas ancora abitata dal Conte di Sant’Elia. Fu poi la volta del Cavallino Bianco, ormai dismesso, dove l’amministrazione comunale costruì i locali per un night club, occupati subito da El Fuego; aprirono inoltre i night club della Torre di Sulis e della torre di san Giacomo. In questo clima così spensierato e nello stesso tempo impegnato, negli anni Cinquanta sono nati uno dopo l’altro, diversi gruppi musicali che allietavano le feste durante il Carnevale, il Capodanno e la stagione estiva quando Alghero accoglieva numerosi turisti italiani e stranieri che trascorrevano da noi le loro vacanze affascinati dalle meravigliose spiagge solitarie alle quali si arrivava soltanto con l’uso di carrozze o delle barche da diporto dei Ceravola, una famiglia stabilitasi in città nel 1870 proveniente da Livorno ma in realtà di origine meridionale con ulteriori apporti da Capri e da Napoli negli ultimi decenni dell’Ottocento. Non è un caso dunque se troviamo questo cognome citato di frequente tra i musicisti e i cantanti algheresi.

Non sto qui a rievocare i numerosi complessi nati fin dai primi anni Cinquanta e arrivo al 1963 quando, dopo aver maturato diverse esperienze, quattro musicisti algheresi decidono di fare un salto di qualità. Iniziano dunque a guardare al di là di Alghero, convinti di avere delle professionalità da proporre anche fuori dall’Isola e fondano il gruppo de I Catalani. Per avere maggiori notizie ho voluto sentire Francesco Chessa, Piero Cunedda e Francesco Balzani, e da loro ho saputo che l’idea era nata dalla collaborazione dei due chitarristi Giovannino Niolu e Angelo Ceravola, iniziata nel 1957 quando, appena diciassettenni, avevano iniziato a suonare insieme nei gruppi che si esibivano nelle sale da ballo. Giovannino era un eccellente chitarrista che, come suol dirsi, aveva la musica nel sangue, ed era in perfetta sintonia con Angelo. Entrambi autodidatti avevano approfondito la conoscenza della musica con lo studio del solfeggio e avevano fatto della chitarra una passione che li ha accompagnati tutta la vita anche se per Giovannino il sogno si è spezzato troppo presto, nel 1971, a causa di un incidente automobilistico. Il Complesso avrà dunque il nome I Catalani che, se da un lato rievoca la funesta dominazione catalana, dall’altro è un richiamo ai Beatles. Infatti il nome del complesso ha una curiosa origine che vale la pena di raccontare.

In quegli anni erano in voga i Beatles. Come si sa la parola inglese beatle significa scarafaggio, blatta. Ad Alghero gli scarafaggi erano indicati con il termine lus cataranz, come a Sassari gli scarafaggi erano li cadarani per sottolineare la repulsione che i dominati provavano per i dominatori. In altre parole I Catalani prendevano il significato di scarafaggi, e non solo di abitanti della Catalogna.

Ora però lasciamo la storia agli storici e parliamo di cose più piacevoli.

Al nuovo complesso formatosi nel corso del 1963, si aprivano occasioni veramente speciali che li avrebbero portati ad esibirsi oltremare, nella riviera adriatica, in Catalogna e a Parigi in occasione dei Giochi Floreali che lus gialmanz cataranz organizzavano ogni anno in una differente città. A Parigi i quattro musicisti erano accompagnati dai fratelli Nonis, convinti catalanisti.

Francesco Chessa, Giovannino Niolu, Piero Cunedda e Angelo Ceravola sulla terrazza del Fuego
Come si può vedere dalla foto, l’abbigliamento è particolarmente curato e comprende camicia bianca con papillon nero, e pantaloni neri. Le varie giacche sono sempre confezionate con un tessuto lamé.

Arriviamo al 2 giugno 1964 quando nel teatro Selva di Alghero I Catalani partecipano alle finali regionali organizzate dall’Enal di Sassari in collaborazione con l’Azienda Autonoma di Soggiorno e Turismo di Alghero, ottenendo il primo posto fra i complessi strumentali isolani. Hanno così la possibilità di rappresentare la Sardegna a Messina alle finali nazionali del concorso che si tengono nell’ambito del Ferragosto Messiniano. Il risultato è stato ottimo in quanto il gruppo si è piazzato al secondo posto. È subito arrivata la proposta di incidere dei brani musicali per la casa discografica Italmusica di Milano. Alla fine del 1964 I Catalani si recano a Milano e incidono due dischi microsolco 45 giri con quattro canzoni, tutte in algherese: l’Ave Maria, Ses coma un’astreglia, Daspeltata e Lu Sulitari.

L’Ave Maria con testo in algherese, musicata da Isabella Montanari, insegnante di pianoforte a Sassari;

Ses coma unastreglia, con parole di Franco Ceravola Rosella e musica di Angelo Ceravola;

Daspeltata, canto tradizionale, conosciuto anche come Serenara a Tareseta con parole di Ramon Cravagliet (Antoni Ciuffo) e musica di Joan Pais;

Lu sulitari, scritta e musicata da Pasqual Gallo che è anche la voce solista del pezzo.

I dischi sono stati venduti in poco tempo e per quanto ci fosse sempre una grande richiesta, non sono stati più stampati.

Il gruppo, che funzionava molto bene a livello strumentale, talvolta si avvaleva delle voci soliste delle cantanti algheresi Marianina Sanna e Gina Marrosu. Nell’ottobre 1965 Piero Cunedda ha dovuto lasciare il complesso in quanto impegnato nella leva militare e la batteria è stata affidata a Francesco Balzani. Nel 1968 anche Francesco Balzani è partito per fare il servizio militare ed è stato sostituito da Tore Mura (Tintinnaia) o da Ignazio Ciampelli fino al suo ritorno.

I Catalani davanti a Villa Mosca e di fronte all’ingresso del night El Fuego

Il Complesso aveva numerosi impegni sempre curati per la parte contrattuale da Francesco Chessa. Quando il quartetto si spostava per raggiungere località al di fuori dall’Isola, prendeva l’aereo nel fine settimana ma il lunedì si tornava alla base perché sia Francesco che Giovannino dovevano proseguire la loro attività lavorativa. I musicisti erano spesati di tutto e avevano buoni ingaggi di gran lunga superiori a quelli che ottenevano ad Alghero.

Bella foto che ritrae il gruppo con la cantante Marianina Sanna al porto di Alghero

Dal mese di aprile e fino a luglio il complesso era richiesto dal night El Fuego, gestito da Nereo Truffo che non badava a spese per avere nei mesi di luglio e agosto artisti conosciuti a livello nazionale ed internazionale come Abbe Lane e suo marito Xavier Cugat. El Fuego era anche l’unico night della Sardegna autorizzato a far esibire spogliarelliste in sala. In quegli anni Alghero ha meritato indiscutibilmente il titolo di Porta d’oro del turismo sardo. I frequentatori dei locali notturni erano agiati commercianti, noti professionisti, dirigenti civili e militari, tutti di una certa età perché i prezzi dei night non erano alla portata dei giovani che dovevano accontentarsi di sale da ballo più modeste.

Oltre che da El Fuego I Catalani venivano ingaggiati dalla Bardana di Gianvittorio Vacca, dalla Torre di Sulis, dall’Whisky a go go, dal Lido Iride di Platamona, dall’Hotel Margherita, dall’Eleonora (albergo dei Fonnesu, al Trò), da El Faro e da altri alberghi nel corso di tutto l’anno, senza differenze stagionali in quanto i locali notturni erano sempre aperti, tranne pochissimi giorni all’anno legati a ricorrenze religiose particolari come ad esempio la Settimana Santa.

I Catalani erano dunque lanciati a proseguire nella loro brillante carriera e col tempo il loro affiatamento e la loro professionalità aveva raggiunto eccellenti livelli. Il vasto programma proposto comprendeva i successi dei Beatles, i ritmi sudamericani, e non mancavano le più recenti canzoni del panorama canoro internazionale.

Come si nota dalle foto i quattro musicisti erano sempre abbigliati con cura e dobbiamo darne il merito al sarto Francesco Chessa, che non solo suonava il contrabbasso nel complesso, ma si occupava anche delle impeccabili giacche tutte in tessuto lamè di vari colori che, da provetto stilista, egli realizzava fornendo ciascun componente di una ricca varietà di capi di abbigliamento da indossare adattandoli ad ogni occasione.

Ottobre 1965 – Foto di Vida pubblicata sull’Unione Sarda: Giovannino Niolu, Angelo Ceravola,
Francesco Balzani e Francesco Chessa

Nell’estate del 1966 I Catalani decisero di trasferirsi in Emilia Romagna alla ricerca dell’occasione che li avrebbe portati ad emergere anche a livello nazionale e vi rimasero per 40 giorni. Giovannino che aveva il negozio di barbiere in quel periodo lo affidò ad un amico, mentre Francesco Chessa non partecipò dato che non poteva lasciare la sua attività per un così lungo periodo di tempo e fu sostituito da Franco Niccu con la sua chitarra basso.

Durante tutto quel periodo il gruppo occupava il piano terra di una villetta a Formignana in provincia di Ferrara e aveva un cuoco d’eccezione dato che Angelino veniva da una lunga tradizione gastronomica familiare. In quei quaranta giorni il gruppo si esibì nei locali notturni e nelle feste di piazza del Veneto, della Riviera romagnola, delle Marche fino a Pesaro e non ebbe un giorno di pausa. I Catalani furono anche chiamati per accompagnare il cantante francese Gilbert Becaud a Contarina in Veneto nel locale Milleluci. La loro professionalità, il loro repertorio molto vasto e meticolosamente curato, stavano dando dei risultati al di là di ogni previsione e certamente se il loro soggiorno si fosse prolungato la loro posizione si sarebbe consolidata tra i complessi italiani. Ma evidentemente non era stato programmato un allontanamento così lungo da Alghero e infine sono dovuti rientrare in città dopo poco più di un mese di permanenza.

Ora in prospettiva si prevedevano quattro giovani musicisti lanciati alla conquista di ulteriori successi mentre Alghero finalmente acquisiva nuova visibilità e si misurava con altre realtà sarde e italiane per ottenere il posto che le spettava nel panorama artistico del momento. I virtuosismi di Giovannino con la chitarra erano molto apprezzati da intenditori e non, e il futuro della Band si presentava ricco di successivi sviluppi. Ma in quell’indecifrabile futuro il destino preparava un evento che in un solo impercettibile attimo ha fatto svanire il sogno. Accadono tanti incidenti, ogni giorno, eppure quasi tutti si risolvono senza conseguenze perché c’è sempre qualcosa che pone un rimedio agli errori. Difficilmente tutto va storto, c’è sempre un quid che evita il peggio. Rare volte le situazioni si svolgono in modo tale che le circostanze si accaniscono e portano tutte verso un tragico epilogo. E in quella domenica del novembre 1971 è accaduto proprio questo. Un banale errore nella manovra, e un albero proprio lì, pronto a fermare la corsa dell’auto ormai ingovernabile di Giovannino Niolu che non ha potuto in alcun modo evitare l’urto terribile che ha messo fine alla sua giovane vita nella pineta di Alghero. Non ci sono parole per esprimere ciò che si prova in occasione di tali tragedie e allora non c’è alternativa al silenzio.

Locandina che annuncia la tournée de I Catalani in Emilia Romagna e in Veneto. Siamo nell’estate del 1966.
Come si può capire dalla locandina, I Catalani avevano ottenuto lusinghieri successi anche in Catalogna dove avevano eseguito il loro repertorio di canzoni algheresi.

A noi che abbiamo attraversato gli anni ora resta soltanto il compito di raccontare gli accadimenti perché, come si usa dire, la vita continua.

Purtroppo la morte di Giovannino a soli 31 anni è stato un grave colpo per I Catalani che avevano perso l’elemento trainante sia musicalmente che emotivamente perché Giovannino era una persona positiva, pronta agli entusiasmi e desiderosa di dare sempre il meglio di sé con la sua amata chitarra.

Preso atto che non era più possibile mantenere il complesso, Angelo, Francesco Chessa e Francesco Balzani hanno chiuso quel capitolo della loro vita anche se in realtà non hanno mai interrotto la loro attività di musicisti.

Angelo Ceravola (Alghero 26.1.1940 – 24.12.2009) nel 1973 ha formato un quartetto con suo cugino Franco Ceravola Rosella che faceva il cantante, con il chitarrista Carmelo Vilardi e con il batterista Pupo Mundula. Il nuovo gruppo ha mantenuto il nome I Catalani. In seguito Pupo Mundula ha abbandonato il complesso che è diventato un trio. Angelo non ha mai lasciato la sua chitarra, fino alla conclusione dei suoi giorni. Era un bravo ed apprezzato disegnatore tecnico, e ha collaborato con diversi ingegneri, architetti e geometri. È venuto a mancare il 24 dicembre 2009 un mese prima di compiere 70 anni.

Francesco Chessa (Alghero 12.10.1934) continua ora alla sua bella età di 90 anni a scrivere musiche per testi quasi tutti in algherese e ha veramente un lungo e ricco curriculum di compositore alle sue spalle. Fino ad alcuni anni fa aveva ancora il negozio di abbigliamento essendo lui stesso un rinomato sarto da uomo.

Piero Cunedda nel 1965 a causa degli obblighi di leva ha dovuto lasciare il complesso ed è stato sostituito da Francesco Balzani; si è anche ritirato dalla squadra di basket Dinamo Sassari dove giocava in serie C. Al suo ritorno ha ripreso l’attività di batterista con varie formazioni che si esibivano soprattutto negli hotel e infine la musica è diventata un passatempo per le serate con gli amici. Gestiva una agenzia di viaggi.

Francesco Balzani (Alghero 25.10.1948) nel 1973 ha formato il complesso gli Isolani e si è esibito in gruppo oppure da solo ad Alghero e in varie località sarde, italiane ed estere fino al 2007. Ha proseguito nella sua attività di musicista compositore che continua ancora oggi nella sua sala di registrazione. Fino a pochi anni fa ha avuto un avviato negozio di mobili.

Tutte le fiabe, quando finiscono, lasciano un bel ricordo che non si spegne neppure quando viene scritta la parola “fine”, e talvolta continuano nel tempo fino a diventare leggende. Oggi possiamo dire che negli anni Sessanta ad Alghero ci sono stati I Catalani, in un momento speciale che la memoria conserva tra le immagini più preziose e felici di un’epoca lontana e favolosa dello scorso Millennio. Per noi sono già una leggenda.

Franco Ceravola Rosella (1940-2023) era molto amico di Giovannino Niolu (1940-1971) e la sua morte prematura lo ha scosso profondamente. A lui ha dedicato una poesia in algherese musicata da suo cugino Angelo Ceravola.

MEMORIA ’71

Parauras de Franco Ceravola

Musica de Angial Ceravola

Coma una gota

calgura nel pou de la durò

ses passat.

Lo cor ascolta

ne la tristura de las cosas

la veu paldura.

Nel camì del tenz molt

lu pansament selca

un so’ dolz de ghiterra

sa cunfundi ama ‘l racolt

i somis, tanta somis calguz

nel camì del tenz molt!

Aschelzus de amisisia i gioz

de giuvantut alegra.

Ma més de tot musica

chi goc (i) ne la musica.

Las manz coma dos pinzels

pintan las notas

i una ghiterra gran coma un sol

canta, riu, prora.

La talda ‘l pansament pres de la por

no vol creura,

ma achel so’ de ghiterra

sa fa agliunt

lu cor, chi astrigniment

chi gliastima

lu che es ver es viu

i prasent

i la durò sa mou

ne l’ampussibra!

Pe’ poc resta lu racolt

ne la talda

de un mamentu paldut!

RICORDO ’71

Parole di Franco Ceravola

Musica di Angelo Ceravola

Come una goccia

caduta nel pozzo del dolore

sei passato.

Il cuore ascolta

nella tristezza delle cose

la voce perduta.

Nel cammino del tempo morto

il pensiero cerca

un dolce suono di chitarra

si confonde con il ricordo

e sogni, tanti sogni caduti

nel cammino del tempo morto!

Scherzi di amicizia e giochi

di allegra gioventù.

Ma più di tutto musica

che gioia nella musica.

Le mani come due pennelli

dipingono le note

e una chitarra grande come un sole

canta, ride, piange.

La sera il pensiero preso dalla paura

non vuol credere,

ma quel suono di chitarra

si fa lontano

il cuore, che struggimento

che pietà

ciò che è vero è vivo

e presente

e il dolore si muove

nell’impossibile!

Per poco resta il ricordo

nella sera

di un momento perduto!

Poesia premiata ai Giochi Floreali di Alghero nel 1973 con la Coppa Joan Pais.

Dagli appunti dell’autore:

Un allegro suono di chitarra si spegne: vien soffocato per sempre dal rombo di una macchina, “cometa metallica” che dopo una folle corsa si schianta. È la morte istantanea, la morte violenta, la morte incredibile; ma le immagini riescono a soffocare la morte.

Esse sono vive, presenti, multiformi.

E se la fine ci si presenta con tutta la sua realtà incombente, in un ultimo impeto si solleva la volontà dell’uomo che con la concretezza della sua vita che continua negli altri sconfigge ogni giorno la morte.

N. B. – Le parole algheresi sono scritte secondo la pronuncia per renderle leggibili a tutti.

Testi e siti consultati:

Maurizio Maiotti e Graziano dal Maso, 1964-1969, I complessi musicali italiani - La loro storia attraverso le immagini, Vol. III (Lettera C), pp. 1425, 1426, 1427
G. Tilocca, Famiglie algheresi dal 1700. La famiglia Ceravola, Edicions de l'Alguer, 2020
Cfr. Storiedialghero.it I favolosi anni Sessanta: il mitico Night El Fuego, di Nino Monti e Carmelo Murgia
Cfr. https://www.blogger.com/blog/post/edit/1269807318449905089/4027146797329018323 Musica anni 50/80 ad Alghero, di Giovanna Tilocca
https://blog.libero.it/nonbasta/ di Franco Ceravola Rosella
https://www.blogger.com/blog/post/edit/1269807318449905089/6327576938574625627 Alghero: la sua musica, di Franco Ceravola Rosella
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I ragazzi dei giardinetti di via Tarragona

di Pietro Piras (noto Piero)

Nel 1961, a seguito dello smantellamento del vecchio cimitero monumentale di Alghero, venne edificata la Chiesa di Nostra Signora della Mercede e presero il via i lavori per la creazione dei campi da tennis e dei giardinetti di via Tarragona. Opere tutte molto importanti che si ricollegavano a quello che sarà lo sviluppo urbanistico della nostra città negli anni a venire.

I giardinetti, oggi Parco Tarragona, occupano un’aria di circa 8100 mq ed oggi come allora sono accessibili dalla scalinata di via Giovanni XXIII, da via Manzoni e da via Tarragona confinando, nella parte che da verso il centro della città con quello che rimane della gloriosa struttura del tennis club di Alghero. In questi ultimi anni i giardinetti, così li chiamavamo noi ragazzini, sono stati interessati da una serie di lavori di riqualificazione del verde e non solo. Laddove campeggiava la grande rotonda, ora vi è un bar molto accogliente, sono state posizionate altalene, scivoli e anche le panchine sono state riviste e ridisegnate con un’ottica diversa rispetto a quella degli anni ‘60. Anche le aiuole e i camminamenti hanno subito dei mutamenti e il prato inglese che puntualmente si seccava nel periodo estivo, per poi riprendersi con le piogge autunnali, oggi mi sembra più curato.

Dal Giugno del 1963 a Maggio del 1976 io e la mia famiglia abbiamo abitato in via Manzoni e, più precisamente, al civico 77 quindi proprio di fronte ai giardinetti che attraversavo tutti i giorni per recarmi prima alle scuole elementari “Maria Immacolata” in via Giovanni XXIII e successivamente alle scuole medie di via Tarragona, oggi Istituto Comprensivo n.2

Devo confessare che la mia frequentazione ai giardinetti per tutti gli anni delle elementari e delle medie fu costante. Anche se i primi anni venivo accompagnato dallo sguardo vigile di mia madre, successivamente acquistai maggiore autonomia e sicurezza tant’è che la sera, dopo aver fatto i compiti, raggiungevo da solo i numerosi bambini che abitualmente giocavano in piena libertà. Come non ricordare i simpaticissimi Giovanni, Gerolamo, Mario, Tonino, Gianni, Tore, Vito, Filippo, Tonino, Luciano, Lelle, Enzo, i miei cugini Flavio, Marco e Roberto. All’epoca erano tutti bambini frequentatori dei nuovi giardinetti ma così come capita sovente, con l’andar del tempo, se ne persero taluni e se ne aggiunsero degli altri.

Da sinistra: Marco, Gimmy e Piero

Fra i tanti amici dell’epoca, ricordo sempre con tanta nostalgia Gimmy: Gimmy non era un bambino, era un cane, uno splendido esemplare di setter Inglese che mi era stato regalato dai miei genitori per la promozione dalla prima alla seconda media. Gimmy era un cane intelligentissimo che giocava con noi ragazzini forse pensando di essere uno di noi e in poco tempo divenne la mascotte di tutti coloro che frequentavano i giardinetti di via Tarragona. Ricordo ancora la volta che entrò da solo alla UPIM di via Sassari alla ricerca di mia madre e di mia sorella Mariangela o la volta che entrò nel campo di gioco del Mariotti durante la partita Alghero – Romulea determinandone la sospensione per qualche minuto. Nonostante siano passati tantissimi anni, il suo ricordo è sempre vivo non solo in me, so per certo che tantissimi vecchi amici lo ricordano ancora.

Nei primi anni Sessanta, il comune aveva sì provveduto alla creazione dei giardinetti, ma non era di certo organizzato come lo è ora il Parco Tarragona, era un’altra cosa forse più campestre, non era un vero e proprio parco giochi ma a noi bambini dell’epoca piaceva così.

Ricordo che venivano praticati una moltitudine di giochi che erano quasi tutti collegati alle stagioni, tranne il calcio. Il calcio veniva praticato tutto l’anno, bastava avere un pallone, dividersi in due squadre e la partita poteva iniziare. Quando non si raggiungeva il giusto numero dei partecipanti e la partita non si poteva fare, si giocava alle sette porte. Il campo di gioco era la grande rotonda posizionata vicino ai campi da tennis, dalla stessa dipartivano a raggiera sette viuzze che costituivano le sette porte ciascuna delle quali doveva essere difesa dal singolo giocatore. Vinceva colui che riusciva, di volta in volta, a segnare nella porta avversaria mantenendo inviolata la propria. Non vi era un termine preciso di durata della partita anche se molte volte le partite si concludevano con il fuggi fuggi dei sette partecipanti soprattutto quando il pallone colpiva, per sbaglio, un bambino o un genitore seduto nelle panchine attorno alla rotonda. Altre volte, quando si raggiungeva un numero di partecipanti tale da poter formare due squadre, si utilizzavano come campo da gioco le aiuole, preferibilmente quelle con un po’ di erbetta, si segnavano le porte con dei cartoni o con maglioni o talvolta cappotti o giacche e il campo era fatto.

Anni 1964/65, Piero con un amichetto dell’epoca

Altro gioco che, se non ricordo male, veniva praticato durante il periodo invernale era quello del“ caval a la paret” . Era un gioco non privo di pericoli che solo dei ragazzini incoscienti potevano esercitare utilizzando come “paret” la rete che separava i giardinetti dai campi da tennis. Altri giochi che impegnavano le serate di noi, ragazzi dei giardinetti erano “caval a la monta”, “brutc”, “bucurì”, “pola” con l’utilizzo delle indimenticabili palline di vetro, “torre de minu gat”, quest’ultimo gioco finiva sempre con lo “zop” che consisteva in risate e baticol al malcapitato che sbagliava la rima.

Durante il periodo invernale e in concomitanza con l’inizio del campionato di calcio, si era soliti fare la raccolta delle figurine dei calciatori per poi scambiare quelle doppie a scuola o ai giardinetti. Era una vera e propria ritualità, ricordo che mio padre ogni anno mi acquistava l’album e mi forniva le 100 lire settimanali che mi servivano per acquistare le figurine.

La raccolta delle figurine, oltre ad avere una funzione educativa, innescava anche un gioco che penso tutti abbiano praticato,almeno una volta, in quegli anni : il gioco dei “Platerets”. Los Platerets, altro non erano che i tappi metallici delle bottiglie di vino, birra o bibite che venivano accuratamente schiacciati verso l’interno. Resta inteso che lo platet doveva mantenere la rotondità della parte esterna del tappo perché solo così poteva ben roteare una volta fatta “l’ alzara” ovvero il lancio in aria dello stesso. Vinceva le figurine messe in palio colui che indovinava il posizionamento della facciata dei tre “platerets” una volta caduti per terra pronunciando, prima della loro caduta, una delle due fatidiche parole crastus o creu.

Per coloro i quali rimanevano nelle proprie abitazioni, il tempo libero poteva trascorrersi o con giochi individuali o seguendo i programmi della TV dei Ragazzi che la Rai, all’epoca, trasmetteva dalle 17.00 alle 18.00 rigorosamente in bianco e nero sul primo canale. Chi non ricorda la serie televisiva del pastore tedesco di Rin Tin Tin e del piccolo caporale Rusty o le interminabili avventure di Lassie propinateci in tutte le salse per oltre un ventennio e che ora costituiscono ricordi indelebili.

Negli anni successivi alla nascita dei giardinetti, si assistette a una inarrestabile crescita di tutte le aree urbane limitrofe a via Manzoni, a via Giovanni XXIII e via Tarragona, che costituivano, per così dire, i confini dei giardinetti. Sorsero nuovi palazzi, si inaugurarono e bitumarono nuove vie dotate di illuminazione ma soprattutto vi fu un incremento della popolazione e delle attività commerciali non certo trascurabile.

Foto aerea dei giardinetti del 1977/78 raffigurante l’impianto a raggiera che li caratterizzava

Tra queste come non ricordare, in via Manzoni, il negozio di generi alimentari di xiu Rafael, la latteria di Sig.ra Maria che d’estate, veniva presa d’assalto dai bambini per acquistare i ghiaccioli e la pizzeria al taglio all’angolo con via Rockfeller.

Con l’arrivo della primavera, si assisteva sempre a una rinascita dei giardinetti e gli alberi, spogli durante il periodo invernale, si presentavano più rigogliosi e ricchi di fogliame. Anche le aiuole subivano una trasformazione in quanto ricoperte da un intenso prato verde e davano un tocco gradevolissimo all’intero complesso.

I giochi primaverili erano i giochi all’aria aperta per antonomasia, le belle serate invogliavano le famiglie a concedersi un po’ di tempo libero e quindi ad accompagnare i propri figli ai giardinetti che pullulavano di bambini di tutte le età.

Ricordo che proprio all’inizio della primavera venivano rispolverate le biciclette, erano i tempi della “Graziella”, dell’Atala 2000 ecc.. che, se non ricordo male, erano caratterizzate dal fatto che il telaio era pieghevole e avevano delle ruote piccole, insomma biciclette che nulla avevano a che vedere con le “vere” biciclette, quelle da corsa o da semi corsa che erano sempre le più apprezzate anche dai ragazzi dell’epoca. Il gioco del calcio era comunque sempre il più praticato e le partite giocate sempre con grande passione duravano per tutta la serata.

Anni 1971/72, i giardinetti. Piero

Con l’inizio della stagione estiva i ragazzi dei giardinetti transumavano, si spostavano per tutta la mattina al mare. I luoghi più frequentati erano la “Spraggetta” sotto l’Hotel Las Tronas, dove tutti abbiamo imparato a nuotare e il “Riservato”, quest’ultimo esclusivamente scogliera, richiedeva una maggiore capacità natatoria e una maggiore attenzione nel camminare sugli scogli. I giardinetti venivano comunque frequentati la sera, prevalentemente, dopo le 18.00 all’ombra dei grandi alberi che arredavano i giardinetti e che consentivano a noi frequentatori di raccontarci e talvolta di cantare, tutti insieme, accompagnati dalla chitarra di Tonino, le canzoni dell’indimenticabile Lucio Battisti.

Alla fine del mese di Settembre, con la riapertura delle scuole, si concludeva la stagione estiva e la frequentazione dei giardinetti subiva un rallentamento visti gli impegni scolastici di noi ragazzini che comunque, non facevamo mai mancare la nostra presenza al cospetto di una importante struttura comunale che era diventata non solo un luogo di giochi e di divertimento ma anche un luogo di incontro, di socializzazione e di amicizia.

Da più di mezzo secolo non sono più un frequentatore dei giardinetti ma non li ho mai dimenticati e quando, talvolta, mi capita di passarci, il ricordo va, inesorabilmente ai tanti amici di ieri e taluni di oggi con cui ho passato intere serate di gioco e di divertimento. Anche la mattina prima dell’esame di Laurea, mi sono concesso qualche minuto di solitudine e di riflessione ripercorrendo, ancora una volta, gli indimenticabili camminamenti dei giardinetti di via Tarragona.

2024, il parco Tarragona. Giochi per i bambini
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Luigi Zagati, una vita di immersioni subacquee

di Roberto Barbieri

Se il sogno di volare in libertà per i cieli si concretizza solo con la macchina volante dei fratelli Wright (1903), il sogno, altrettanto fantastico, di nuotare come i pesci sotto la superficie del mare diventa realtà solo con l’invenzione di un apposito respiratore automatico di aria compressa. E’ l’erogatore Aqua Lung di Cousteau-Gagnan (1943). Continua la lettura di Luigi Zagati, una vita di immersioni subacquee

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La Corallo Sub festeggia i suoi primi 50 anni

di Roberto Barbieri

Lo scorso dicembre 2023 l’Associazione Sportiva Corallo Sub Alghero ha festeggiato i suoi primi 50 anni di vita. La Corallo Sub venne infatti costituita nel lontano 1973 da alcuni subacquei “storici” algheresi tra cui Roberto Coinu, Gianvico Usai e soprattutto Raffaele Foddai, che ne fu l’ispiratore ed il suo primo dinamico presidente. Continua la lettura di La Corallo Sub festeggia i suoi primi 50 anni

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Itinerario semiserio tra le peggiori bettole algheresi

  • di Roberto Barbieri

E’ una sera qualunque del mite, ma ventoso, inverno algherese. Sono con alcuni amici nella sede dell’ANMI (l’Associazione Nazionale Marinai d’Italia). ANMI? Associazione ché? E dov’è? Chiamata così, pochi la conoscono. -Ah, ma certo, ho capito, vuoi dire il Circolo marinai? Quello che era in piazza Civica? -. Ma si, proprio quello! Continua la lettura di Itinerario semiserio tra le peggiori bettole algheresi

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La signora delle conchiglie

In ricordo di Maria Teresa Spanu

 

di Roberto Barbieri

Recentemente se n’è andata Maria Teresa Spanu. Se n’è andata discretamente, come era nella sua personalità, come era nel suo carattere schivo e modesto. E’ stata maestra di Scuola Elementare, era grande appassionata della biologia del mare, ma era anche molto, molto di più. Innamorata da sempre del meraviglioso mare di Alghero, non si è fermata alla contemplazione estetica dei tramonti su Capo Caccia o alle piacevoli nuotate estive. Ha trovato il modo di avvicinarsi al mondo che è nascosto sotto le onde, pur senza andare sott’acqua. Ha trovato il modo di scoprire molti segreti del mare rimanendo semplicemente su una spiaggia. Ha trovato il modo di entrare in un consesso scientifico internazionale pur senza avere alle spalle un prestigioso istituto oceanografico, anzi lavorando solitaria nella sua villetta immersa nel verde, in un tranquillo angolo di Alghero. Continua la lettura di La signora delle conchiglie

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Lo forn de xià Valeria

di Tonio Mura Ogno

La sveglia era prima dell’alba e con la pasta lievitata si confezionava lo pa punyat, cinque anche sei pani. Un panno bianchissimo foderava lo canistru, dove veniva depositato il pane. Con un segno della croce si benediceva il lavoro e il cibo, e con un altro panno, candido come la neve, lo si copriva. Si usciva di casa che ancora era buio e mia mamma portava lo canistru al cap, tenuto in equilibrio con una mano. Si raggiungeva quindi il forno a legna, a meno di 50 metri. Oggi, esattamente in quel locale di via Ardoino, a due passi dal Palau Gitat (attualmente rimane solo la piazza), si trova una famosa birreria. La maestria del fornaio era impressionante, e il profumo buono del pane cotto invadeva la via e anche la Plaça de San Miquel, dove ancora erano evidenti i resti del bombardamento del ’43. Dopo qualche ora si andava a ritirare il pane, che doveva durare tutta la settimana, praticamente un pane al giorno, anche di meno. Quando il pane cominciava ad indurire si bagnava nel brodo de la copaza di peix, pescato da mio padre da uno scoglio sotto la Torre di Sulis, oppure si bagnava nel caffelatte a base di Miscela Leone. Continua la lettura di Lo forn de xià Valeria

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Concorso fotografico “I volti del mare” 2023

Concorso fotografico 2023
I Volti del Mare

Memorial Roberto Serra

Le dodici fotografie finaliste

Presidente della giuria

Gustau Navarro

Giurati

Giulia Ceccherelli

Chiara Murru

Nicola Nieddu

Stefano Serra

Fotografie candidate al concorso fotografico 2023

101-Wild-Sparkling
101-Wild-Sparkling
Il mare selvaggio e puro della Speranza, Spiaggia di Poglina 
102-Linfinito-oltre-la-finestra
102-Linfinito-oltre-la-finestra
Il mare simboleggia l infinito a cui l uomo aspira, anche senza saperlo. Lo guarda e anela ad esso
103-Incontri-al-tramonto
103-Incontri-al-tramonto
Nuovi incontri al tramonto si confondono con i colori grigio azzurro del mare di Alghero.
104-Nostalgia-del-ritorno
104-Nostalgia-del-ritorno
Scattata dalponte del traghetto durante il rientro di una breve ma bellissima vacanza
105-Il-Tramonto
105-Il-Tramonto
Descrizione dell'opera: Un bellissimo tramonto fotografato nel lido di Alghero in un giorno di fine estate. Uno scatto veramente profondo attraverso questo scatto spero di trasmettere tante emozioni.
106-Tartaruga
106-Tartaruga
Estate 2022, Monte Ossini 07031 La Ciaccia
107-la-totale-liberta
107-la-totale-liberta
Parapendio in volo a Littigheddu
108-Blu
108-Blu
Alghero, la pesca
109-les-perles-cachees-de-la-Sardaigne
109-les-perles-cachees-de-la-Sardaigne
quelque part au paradis Sarde
110-tramonto-sull-Asinara
110-tramonto-sull-Asinara
parapendii in volo a Littigheddu
111-Wagners-Fliegende-Hollander
111-Wagners-Fliegende-Hollander
una nave che vola, allontanandosi da Porto Torres
112-Rocher-de-mer
112-Rocher-de-mer
Magnifique rocher
113-Coucher-de-soleil-sur-mer
113-Coucher-de-soleil-sur-mer
Magnifique coucher de soleil.
114-Liege
114-Liege
Le mur de liège
117-King-kong-o-poiana
117-King-kong-o-poiana
King kong o poiana ?
118-Il-Matrimonio-Perfetto-tra-Mare-e-Sole
118-Il-Matrimonio-Perfetto-tra-Mare-e-Sole
Scatto effettuato a fine estate sul litorale Alghero-Bosa dopo alcuni giorni di vento di Maestrale, condizione ideale di chiarezza del paesaggio.
119-Capaltard-algueres
119-Capaltard-algueres
Tramonto all'inizio di agosto dalle muralla del Carme, a L' Alguer vella.
121-Armonie-Silenziose
121-Armonie-Silenziose
Descrizione dell'opera: Questo scatto non è solo una foto, è una dichiarazione. Utilizzando una lastra di metallo come tela, ho immortalato impronte umane per simboleggiare un legame inossidabile con il mare. Il metallo, con la sua durabilità, parla di eternità, mentre il mare, sempre in movimento, rappresenta il flusso incessante della vita. Il bianco e nero serve a spogliare la scena di ogni distrazione, lasciando solo l'essenziale: un dialogo eterno tra uomo e natura. In poche parole, è un'esplorazione visuale del nostro desiderio di connessione e permanenza in un mondo in continua evoluzione.
122-Amici-al-mare
122-Amici-al-mare
Tramonto sull’Asinara
123-il-vento-sulle-vele
123-il-vento-sulle-vele
Un parapendio in volo a Palmadula
124-Quando-il-mare-si-fonde-con-il-cielo
124-Quando-il-mare-si-fonde-con-il-cielo
L’opera è stata eseguita a Santa Lucia di Siniscola in una giornata cupa e piovosa del lontano giugno 2023 ! L’emozione che suscita arriva dritta dritta al cuore regalando serenità e pace interiore!
125-Dobloni-doro-in-Piazza-Sulis
125-Dobloni-doro-in-Piazza-Sulis
"Il mare pulito e cristallino rappresenta la nostra vera ricchezza.
Le acque limpide di Piazza Sulis trasformano i ciottoli in dobloni d'oro.
"
126-Sole-nel-mare
126-Sole-nel-mare
Le due meraviglie del mondo. Il sole e il mare . Al tramonto tutto è più magico.
127-In-sintonia-con-il-mare
127-In-sintonia-con-il-mare
Al calare del sole, la luce del tramonto dipinge il mare di sfumature dorate e arancioni. La ragazza, dopo un'intensa sessione di surf, si distende sulla sua tavola. In quel momento, la tavola stessa sembra evaporare, lasciando l'illusione che lei stia galleggiando direttamente sull'acqua. I riflessi del tramonto uniscono cielo e mare in un'unica tavolozza di colori, e lo sguardo della ragazza è rivolto verso l'alto, come se cercasse un dialogo con l'universo. È un'immagine che cattura un istante di pura connessione: ogni onda che tocca la tavola è come un saluto familiare, ogni goccia d'acqua una carezza. In questo momento di serenità e bellezza, sembra che lei e il mare siano un tutt'uno, pezzi di un puzzle più grande governato dalla magia del tramonto.
128-Mirror
128-Mirror
Aspettando il vento sullo specchio d'acqua.
129-Inchino-del-sole-ai-doni-del-mare
129-Inchino-del-sole-ai-doni-del-mare
"Il mare ospita e regala una grande quantità di pescato per il fabbisogno mondiale.
In un catino celeste, colmo di acqua salata, giacciono tre pesci il cui corpo argentato brilla abbagliato dai raggi del sole in una splendida giornata d'estate, rendendo questa foto un piacevole ""quadro"" dai toni sfumati ma intensi.
"
130-un-mare-in-gabbia
130-un-mare-in-gabbia
Dietro ad una rete si vede un mare popolato di persone e navi…i primi piani e gli sfondi si confondono quasi a sembrare un fotomontaggio
131-Solitudine
131-Solitudine
Scorci Punta Giglio in primavera
132-Un-abitante-del-mare
132-Un-abitante-del-mare
Quest'opera vuole rappresentare chi nel mare ci vive, lo popola, lo difende, lo osserva e ne è padrone.
133-pietre-lucenti-e-me
133-pietre-lucenti-e-me
Pietre lucenti, acqua scintillante e mi godo il tramonto
134-Acqua-di-sera-rossa
134-Acqua-di-sera-rossa
l'ultimo bagliore delle pietre prima del tramonto
135-Ciao-ciao-sole-
135-Ciao-ciao-sole-
Ciao ciao sole fino a domani, non vedo l'ora
136-Le-onde-nella-baia
136-Le-onde-nella-baia
Onde nella baia e rocce nel mare. La natura è meravigliosa
137-Un-meraviglioso-giorno-di-vacanza
137-Un-meraviglioso-giorno-di-vacanza
Una splendida giornata di vacanza sulla scintillante spiaggia di Rena Majore
138-Bellissime-onde
138-Bellissime-onde
Belle onde sulla spiaggia di Rena Majore
139-Rocce-in-mare
139-Rocce-in-mare
Rocce in mare vicino all'Argentiera
140-Il-mare-selvaggio
140-Il-mare-selvaggio
il mare selvaggio vicino all'argentiera.
141-Passione
141-Passione
Nulla lasciato al caso,tutto deve essere perfetto.
142-Nel-blu-sul-blu
142-Nel-blu-sul-blu
Volo libero sul mare, località Porto Palmas
143-Un-pezzo-di-specchio
143-Un-pezzo-di-specchio
Un omaggio alla città di Alghero e alle sfumature del suo immenso mare.
144-Quando-ti-perdi
144-Quando-ti-perdi
Quando ti perdi le foto con cui volevi partecipare al concorso!
145-Onde-a-Settembre
145-Onde-a-Settembre
Resti di una mareggiata settembrina
146-Rinascita
146-Rinascita
Ieri duro lavoro oggi passione
147-Aixecant-els-nuvols
147-Aixecant-els-nuvols
Primer mig sol sortint del mar. Aixeca els núvols la seva presència i il·lumina tot en la vida.
148-Sea-Tales-Canvas
148-Sea-Tales-Canvas
Harmonious watercolor brushstrokes transforming shot into a canvas.
149-Tramonto-settembrino
149-Tramonto-settembrino
La spiaggia deserta dopo giornate affollate di bagnanti e il mare che riflette il sole nascosto tra le nuvole .
150-Marboira
150-Marboira
Boia en la Boira i el mar, igual que un mirall igual que volar. Colera (costa brava).
151-Blau-de-blaus
151-Blau-de-blaus
Tempesta caminant sobre el mar. Costa daurada.
152-Salmonat
152-Salmonat
Fotografia d’un capvespre salmonat al Golf d’Asinara. Le Saline.
153-Gat-cacador
153-Gat-cacador
Gat prenent el sol del matí avans d’anar a caçar. Porto conte, Sandenya.
154-Colgada
154-Colgada
Colgada de sol perfecte, de cami a cap de la caça. Sardenya.
155-Far
155-Far
Far il.luminat per ultima llum del dia. Porto Conte.
156-Lluna-daurada
156-Lluna-daurada
La llum de la lluna, provocant uns colors degradats perfectes. Llançà (costa brava).
157-Son
157-Son
Amb l’ultima llum del dia la son atrapa el gran home estirat. Vista Cap de la caça.
158-Veler-amoros
158-Veler-amoros
Dins un cel rosa l veler navega sobre un mar en calma. Costa brava.
159-En-el-temps
159-En-el-temps
En el temps hi ha la bellesa. Alguer (Sardenya).
160-Il-Gigante-e-larcobaleno
160-Il-Gigante-e-larcobaleno
La visione di questa immagine ispira speranza. Il Gigante protettore illuminato dall'arcobaleno
161-Canoa-al-tramonto
161-Canoa-al-tramonto
Ultimo tramonto estivo, foto realizzata in una delle più belle spiagge di Alghero, le bombarde.
162-Gabbiano
162-Gabbiano
Guardiano del mare
163-Trasparenza
163-Trasparenza
Trasparenze alla Speranza
164-Altezze
164-Altezze
Castelsardo vista da parapendista in volo
165-Tramonto
165-Tramonto
Gioco di luci
166-Acqua-in-liberta
166-Acqua-in-liberta
Nella calda estate il mare ci avvolge con la sua freschezza e in un tuffo ritroviamo il nostro desiderio di libertà
167-LURLO-del-mare
167-LURLO-del-mare
Vedendo questa pietra ho pensato all'opera di Munch "l'urlo". Grido disperato di un mare sempre più maltrattato.
168-Tramonto-con-riflessi-a-Giliacquas
168-Tramonto-con-riflessi-a-Giliacquas
A Giliacquas (Elmas), nella laguna di Santa Gilla, si trova un piccolo approdo utlizzato dai pescatori locali che con le loro barche, talora sgargianti, si recano quotidianamente a pescare. Alcune volte al tramonto, quando il vento si ritira, con un po' di nuvole si possono ammirare dei meravigliosi riflessi.
169-La-finestra-sul-mare
169-La-finestra-sul-mare
La finestra sul mare, con immagini irripetibili ogni giorno,da ammirare dal mio posto di lavoro…..
170-Profumo-del-mare-tra-i-capelli
170-Profumo-del-mare-tra-i-capelli
Mare, maestrale, natura e profumi dalla Sardegna
171-Spiriti-liberi
171-Spiriti-liberi
Il ns mare è energia pura per tutti gli spiriti liberi
172 - Alguer
172 - Alguer
Foto panoramica scattata subito dopo il tramonto.
173-Sincronie-acquatiche-verso-linfinito
173-Sincronie-acquatiche-verso-linfinito
Nuotata in libertà con i colori dell'autunno in estate.
174-Cartolina-dal-mare
174-Cartolina-dal-mare
L'immensità del mare e i suoi colori.
175-aspettando-ti-ritrovomi-ritrovo
175-aspettando-ti-ritrovomi-ritrovo
Senza limiti il cielo e il mare si uniscono si confondono ,l ' uomo con la sua barca ,in un filo di continuità attende il terzo elemento : il vento. E nella solitudine dell'attesa si ritrova
176-La-forza-della-natura
176-La-forza-della-natura
Temporale su Capo Caccia.
177-Il-sole-tra-mare-e-cielo
177-Il-sole-tra-mare-e-cielo
L'affascinante colore del mare in tempesta.
178-Rigenerarsi-allalba
178-Rigenerarsi-allalba
L'intensità del cammino all'alba.
179-Sassolini-nelle-scarpe
179-Sassolini-nelle-scarpe
La selvaggia cala di Lampianu, nella costa nord ovest della Sardegna, si è offerta per un sontuoso tramonto che ha chiesto un modesto tributo, togliersi i sassolini dalle scarpe…
180-Cabo-da-roca
180-Cabo-da-roca
Qui finisce il volto della terra e il mare comincia
181-Il-tesoro-di-Alghero
181-Il-tesoro-di-Alghero
foto in primo piano di un pezzo di corallo sopra uno scoglio con il mare di fondo
182-Fiat-lux
182-Fiat-lux
varchi di luce che illuminano il volto del mare
183-Fiocco-al-vento
183-Fiocco-al-vento
Foto scattata durante una regata di vela latina nel momento in cui l'equipaggio perde il fiocco
184-Quasi-scuffia
184-Quasi-scuffia
Regata di vela Latina , Ishtar quasi scuffia ma la prontezza dell'equipaggio ha salvato la situazione
185-Oh-issa
185-Oh-issa
le mani cambiano il volto del mare
186-Equipaggio-di-vela-latina
186-Equipaggio-di-vela-latina
Aspettando la prossima prova
187-Riflessi
187-Riflessi
senza filtri e senza volerlo
188-Colors-de-roques
188-Colors-de-roques
Roques precioses a Torre Argentina, Sardenya
189-La-pleta-al-mar
189-La-pleta-al-mar
Ramat de cabres a la pleta després d’arribar d’un llarg viatge desde els Prineus. Cunit, Tarragona. Camins ramaders de marina. Pastors reivindiquen que estan amb l’aigua al coll.
190-Scontri
190-Scontri
Forse oggi è un po’ agitato…
191-Secretly
191-Secretly
immortalare il tuo volto celata da un albero
192-Zen-Surfing-in-the-blue-Mediterranean-Sea
192-Zen-Surfing-in-the-blue-Mediterranean-Sea
Il mare inteso come momento ricreativo ma anche di ricarica, si dice che praticare il surf equivalga a meditare… 《Non puoi fermare le onde ma puoi imparare a cavalcarle con il surf》, è una delle frasi più famose di Jon Kabat-Zinn, considerato il padre della mindfulness È un modo come un altro per descrivere la meditazione, attraverso questa pratica siamo in grado di portare nella nostra vita un nuovo stato di equilibrio.
193-Balena-blu
193-Balena-blu
L’immensità del mare e dei suoi abitanti come questa magnifica Balena blu
194-Pescatori
194-Pescatori
Mirissa-Sri Lanka. Viaggio pieno di sorprese come la vista di questi pescatori hanno trovato un modo creativo per svolgere tale lavoro
195-Visione
195-Visione
Visione è l'emozione che provo ogni volta che guardo l'immensità del mare.
196-Il-Vento
196-Il-Vento
La vita è come una tavola da surf . Con essa puoi navigare, incrociare le onde muovendoti con equilibrio ma soprattutto, sceglierne i colori.
197-La-pesca
197-La-pesca
È un angolo del mondo, lontano dagli occhi dei turisti che preferiscono le spiagge, siamo in Sri Lanka ed il mare non è divertimento ma duro lavoro
198-La-foca-y-el-mar
198-La-foca-y-el-mar
Fotografia hecha con un mòbil oppo
199-Mar-endins-sen-va-la-barca
199-Mar-endins-sen-va-la-barca
Imatge feta amb un Oppo.
200-Riflesso-sul-mare
200-Riflesso-sul-mare
anche il vento riposa
201 - Mira - On?
201 - Mira - On?
“Mira!”(Guarda!) – “On?” (Dove?) Vuole rappresentare la confusione e il caos della società moderna, nella quale ogni individuo segue un suo percorso personale, incapace di stringere amicizie e rapporti duraturi, perdendo completamente l’importanza del viaggio comune in cui tutti guardano nella medesima direzione. Il mare, sempre presente sullo sfondo, funge da silenzioso testimone.
205-Lattesa
205-Lattesa
Mentre aspetti che diminuisca la forza del vento e si formino le onde, scruti l'orizzonte ed intanto ti prerari, da lontano vedi la schiuma bianca ed inizi a contare i set delle onde…..1, 2, 3, 4, 5, 6 e 7.L'attesa è finita, bisogna entrare in acqua e vivere le sfide nella speranza di cavalcare l'onda perfetta.
206-Il-binario-sul-mare
206-Il-binario-sul-mare
Un treno immaginario che si immerge negli abissi del mare.
207-Vola-libero
207-Vola-libero
Verso il tramonto
208-Una-finestra-sul-mare
208-Una-finestra-sul-mare
Polifemo guarda il mare
209-Occhio-allorizzonte
209-Occhio-allorizzonte
uno sguardo dove si perdono i pensieri
210-Blue-And-Red
210-Blue-And-Red
Il surfista vestito di rosso, con la tavola dello stesso colore, sembrava quasi spingersi per riunirsi alle rocce rosse della Marinedda, mi colpì questo stacco di colori, il movimento per cavalcare e superare l'onda.
211-Annina-1920
211-Annina-1920
Tramonto al Porto di Alghero
212-Caddos-in-su-mare
212-Caddos-in-su-mare
Cavallerizza in abito sardo
213-un-Sardo-e-una-Francese
213-un-Sardo-e-una-Francese
Sono Marielle e Salvatore Nurra. Una fotografia scattata prima della regata Palermo- Montecarlo.Una immagine di unità e passione per il mare.
214-Shades-of-blue
214-Shades-of-blue
I took this picture while on vacation in Sardegna. I was taken aback by the clear sea in contrast with the blue skies ahead. A perfect moment captured for eternity.
215-Secernono-la-felicita-con-momenti-semplici-
215-Secernono-la-felicita-con-momenti-semplici-
Domani, andiamo a navigare con nonno direzione belle navigazioni.
216-Tramonto-in-regata-3-Golfi-offshore-race
216-Tramonto-in-regata-3-Golfi-offshore-race
Questa foto e stata fata durante la Regata Tre Golfi offshore race (155 miles), all around the gems of the bay of Naples including Ischia, Ponza, and Li Galli. Abbiamo vinto la regata in due.
217-Specchio-dacqua
217-Specchio-dacqua
Il pianoforte in un viaggio infinito. L'oceano dall'isola di Madeira diventa un'unica cosa insieme con la coda del pianoforte, la cui musica è capace di traghettare gli ascoltatori verso orizzonti lontani.
219-Luomo-di-pietra-e-il-mare
219-Luomo-di-pietra-e-il-mare
Quando i volti li disegna il vento…
220-Il-genio-della-lampada
220-Il-genio-della-lampada
" Comanda ciò che vuoi", disse il genio " e io ti accontenterò." " Portali a casa" rispose il ragazzo, guardando l' orizzonte.
221-uomo-e-barca
221-uomo-e-barca
Un uomo si trova in una barca a vela in un momento senza vento, con mare totalmente piatto.
222-Il-mare-tra-passato-e-futuro
222-Il-mare-tra-passato-e-futuro
Giugno 2023, spiaggia di Arromanche, due bambini giocano liberi e spensierati, sullo sfondo i resti del porto galleggiante creato dagli inglesi dopo lo sbarco in Normandia. Il mare come simbolo del sacrificio del passato e della speranza del futuro.
223-Elefante-marino
223-Elefante-marino
Scorcio della Manica dalle scogliere di Etretat, Normandia; bellissime falesie modellate dal vento e dal mare il cui lento e incessante lavorio ha creato la sagoma di un elefante che si staglia nell'azzurro "marino".
224-Un-volo-al-tramonto
224-Un-volo-al-tramonto
Il mare ha tanti volti. Pace, tranquillità, conforto. Questa foto trasmette la tranquillità che ci regala il mare al tramonto mentre in città si scatena il caos. La libertà dell'uccello che vola sul mare, la libertà delle persone che lo contemplano. La nave in attesa di partire. In fondo, il mare ha il volto che tutti desiderano. O mar tem muitas caras. Paz, tranquilidade, conforto. Esta foto transmite a tranquilidade que nos passa o mar ao pôr do sol enquanto a confusão acontece na cidade. A liberdade do pássaro a voar sobre o mar, a liberdade das pessoas a contemplá-lo. O navio à espera de partir. No fundo, o mar tem a cara que cada um lhe quer.
225-Summer-on-a-solitary-beach
225-Summer-on-a-solitary-beach
Il sistema della laguna di nella Provincia di Thuan Thien Hue, nelVietnam Centrale, è uno dei più grandi e complessi del sud-est asiatico. La lunga spiaggia che separa la alguna dal Mar Cinese Meridionale è il teatro delle partenze notturne, tradizionali e agili barche da pesca, che possiamo vedere in secca sullo sfondo dopo il rientro mattutino. Nella luce abbacinante del sole a picco di mezzogiorno, un pescatore solitario attende paziente e immobile con la canna in mano, in un punto mutevole che forse non è più terra e non è ancora mare.
226-Dove-e-la-mia-mamma
226-Dove-e-la-mia-mamma
Questo cucciolo di gabbiano tutti i giorni si presentava alla stessa ora, nello stesso posto con la speranza di rincontrare la mamma , con uno stridio commovente…
227-Oggi-rosa
227-Oggi-rosa
Uno dei tanti tramonti…si ma oggi con la sfumatura del rosa..
228-Sunset-Valledoria
228-Sunset-Valledoria
Sunset Valledoria
229-Appuntamento-sulla-scogliera
229-Appuntamento-sulla-scogliera
Amici che, dopo un lungo inverno lontani, si rincontrano, tutti gli anni, stesso giorno, stesso posto, per il consueto aperitivo sulla scogliera, a guardare il tramonto e talvolta anche i delfini.
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Alghero, sulle Tracce della preistoria

di Paolo Lombardi.

Nell’immaginario collettivo, Alghero occupa un posto di primo piano nelle mete turistiche più blasonate della Sardegna.
La città portuale così carica di profumo di storia medievale, ci fa vivere un’atmosfera magica, mentre si percorrono i suoi stretti vicoli racchiusi nelle possenti mura che affacciano i bastioni e le torri sul mare a ovest verso la penisola iberica. Il soggiorno ad Alghero offre la vacanza ideale, per gli amanti del mare l’offerta di spiagge dalla sabbia bianchissima e l’acqua verde smeraldo, non mancano certo di aspettative. Continua la lettura di Alghero, sulle Tracce della preistoria

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Punta Giglio a Lu Teatrì con Ignazio Chessa

di Carmelo Murgia.

Nei giorni scorsi il poliedrico attore Ignazio Chessa, insieme a Roberto Bilardi, hanno messo in scena un lavoro teatrale dal titolo FIORI E RICORDI A PUNTA GIGLIO, scritto da Roberto Barbieri che ne ha curato anche la particolare scenografia “d’epoca”.

Nell’opera, Ignazio Chessa interpreta un marinaio, in servizio appunto nella base militare della Marina di Punta Giglio, e che racconta se stesso in una notte di giugno del 1944. Siamo nella fase finale del secondo conflitto mondiale, quando la guerra è ormai passata oltre la Sardegna, lasciando però, in mare come a terra, una tragica scia di morti. Nel lungo monologo, il marinaio racconta degli anni passati su Punta Giglio a scrutare l’orizzonte in attesa dello sbarco delle navi anglo-americane. Sbarco che non avverrà. Un’attesa che gli ricorda il protagonista del romanzo di Buzzati Il deserto dei Tartari.

Ma racconta anche dei due bombardamenti di Alghero del maggio 1943 (esattamente 80 anni fa), del mitragliamento di sei pescatori algheresi e di tanti avieri dell’aeroporto. Il marinaio narrante ricorda anche l’affondamento delle Navi Trieste e Gorizia a Palau e Caprera. Anche di quest’ultimo episodio ricorrono gli 80 anni, e, meglio tardi che mai, proprio qualche settimana fa a Palau hanno calato in mare una statua commemorativa.

Nel monologo c’è anche spazio per raccontare episodi storici di cui fu protagonista la stessa base navale di Punta Giglio, come quando la batteria non sparò a due navi inglesi che si erano avvicinate alla costa e avevano aperto in fuoco per prime. Non colpire le navi fu probabilmente un atto di eroismo da parte dei marinai (pagato con un processo ai comandanti), ma che salvò Alghero da una probabile rappresaglia della flotta inglese. Si racconta di quando, nel cielo rosso del tramonto del 9 settembre 1943, da Punta Giglio videro sfilare verso sud 15 grandi navi militari italiane. Andavano a consegnarsi a Malta, mentre la Nave Roma, era appena stata affondata al largo di Porto Torres, diventando la tomba per otre 1400 marinai.

E si racconta dei disegni fatti dai marinai sui muri della casermetta, ancora oggi presenti, e di un possibile incontro con un curioso Antoine de Saint-Exupery che sale a Punta Giglio e rimane affascinato dalla bellezza selvaggia e solitaria del luogo. Un luogo dove le alte rupi incontrano il mare con le sue grotte e i suoi coralli. Un luogo dove fiorisce il bianco giglio delle rocce e dove allora abitavano cervi, aquile di mare e foche monache. Alla fine del recital, il marinaio attore esprime preoccupazione per il futuro di un luogo tanto bello e fragile, e dubita che gli uomini, sempre bravi a distruggere, sapranno farne buon uso.

L’opera teatrale è stata sponsorizzata dal COMITATO PUNTA GIGLIO LIBERA. Dato il limitato numero di posti de Lo Teatrì, è andata in scena due volte nella stessa serata. Non si escludono future repliche nel geniale spazio di Ignazio Chessa, o forse a Maristella o altrove.

Roberto Bilardi
Roberto Barbieri
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