Il Windsurf è sicuramente uno sport del secolo scorso. Una delle prime “tavole”, ovviamente molto artigianale, sembra sia stata messa in acqua a Perth (la capitale dello stato dell’Australia Occidentale) negli anni Quaranta da un ragazzo, Richard Eastaugh, che costruì una sorta di prototipo usando una vecchia canoa, dei boma di bambù e delle vele.

La nascita effettiva del windsurf è legata alla storia di due giovani amici surfisti californiani che nel 1967, brevettarono l’idea, Hoyle Schweitzer e Jim Drake. La prima produzione di tavole ebbe successo principalmente nella zona di Malibu ma fu L’Europa a rendere popolare questo sport.
I Primi windsurf ad Alghero
di Gian Mario Catta
Chiedendo informazioni seppi che la maggior parte degli atleti era statunitense, e che a fine campionato avrebbero venduto le tavole usate. Poiché ero attratto e affascinato da questo nuovo sport, decisi di acquistarne una, la portai nella sede dello yacht club Alghero. L’indomani seppi che ad Alghero Giorgio Maggioni ne possedeva un’altra, acquistata da un regatante barese del flyng Ducthmann.
Da quel giorno, tutti i pomeriggi, misi la tavola in acqua vicino allo scivolo di alaggio, davanti alla sede del circolo. Tutte le volte che provavo a salire sul surf, cadevo in mare, testardamente andavo su e giù, senza avanzare di un metro, purtroppo in quegli anni non si trovavano libri o riviste che spiegassero il funzionamento di quel attrezzo malefico e imbizzarrito.

Tutti quelli che passavano al porto, si fermavano incuriositi dalla novità, osservavano cosa facessi ma soprattutto ridevano ad ogni mio tuffo. Gli amici più stretti, comodamente seduti nelle loro auto insieme alle fidanzate, contavano cinicamente le mie cadute e applaudivano a quelle più comiche. Un bel giorno (dopo un mese di cadute) in mancanza totale di vento riuscii a tirare su la vela e, finalmente, iniziai a fare qualche metro iniziando a capire il funzionamento della orzata e della virata ma sopratutto come tornare indietro allo scalo. Tutto risultava molto difficile e faticoso. Dopo avere imparato i primi rudimenti, mi incontrai con Maggioni per provare dei piccoli bordi dentro il porto, fu possibile perché ancora non c’erano i pontili galleggianti e lo specchio d’acqua era libero da impedimenti.
Con il tempo il numero di surfisti iniziò ad aumentare. Partecipammo alle prime regate che si svolgevano a Cagliari, dove i “surfisti” erano già numerosi. I cagliaritani erano più bravi rispetto a noi algheresi, ma io e Giorgio Maggioni ci difendevamo egregiamente, iniziammo in breve tempo a conseguire qualche risultato importante nelle classifiche.
Visto il successo del windsurf, tanti velisti locali si appassionarono a questo nuovo sport, fu pertanto possibile formare un bel gruppo, composto tra gli altri da: Enzo Favata, Luigi Altea, Roberto Sanna, Antonello Porcheddu, Seppe Ruggiu, Lello Monti, Sergio Pirisi, Gennaro Dessi, Gino Catta, Marco Ciccarella ed altri. Qualche tempo dopo, a Cagliari, venne organizzata l’associazione di classe windsurf con le varie categorie: leggeri, pesanti, femminili. Si organizzarono diverse regate, regionali e nazionali. I più forti tra i cagliaritani sono sicuramente stati: Loi, Diaz, Strazzera, Loviselli, Brianda, Olivari, Gigi Barrella ecc.
Nel 1979 a Stintino si disputò il Campionato Italiano windsurf dove gli Algheresi Maggioni e G. M. Catta si classificarono tra i primi di categoria. Nel maggio del 1981 organizai una regata internazionale di windsurfer ad Alghero, in cui parteciparono molti atleti del campionato mondiale di Baia Sardinia, in tutto 46 iscritti. In quell’occasione vinse la regata il Cagliaritano Nicolò Olivari, seguito dal francese Bogossian, terzo il giapponese Hideki Miei ed io arrivai quarto. Negli anni successivi si disputarono vari campionati Italiani e regionali, dove gli atleti algheresi furono sempre sul podio.

Dopo il successo della classe windsurfer, esordi la classe Mistral, quindi la classe Windglaider e via via tante altre classi. Ma il windsurfer è stato il primo e il più divertente, ed ancora oggi è praticato da tanti appassionati.
Successivamente ci fu la rivoluzione tecnica con le tavole custom che i surfisti costruivano artigianalmente, nei propri garage, con lunghezza della tavola non superiore ai due metri e mezzo.
Essendo corte e leggere, erano molto veloci e ogni volta che si cadeva, era necessario ripartire dall’acqua poichè, da fermo, non erano in grado di sostenere il galleggiamento dell’atleta, ci voleva molto vento e molta tecnica per ripartire.
Oggi nel nostro mare si può vedere un radicale cambiamento, non solo windsurf super performanti ma piccole e leggere tavole con l’aquilone chiamate Kate surf,
….ma questa è un’altra storia.
Gian Mario Catta